
Copertina per: L’AI per Pubblicitari, Bocciata in Creatività
Il marketing è in rapida evoluzione, e l’intelligenza artificiale sta diventando una forza sempre più presente. Ma la domanda cruciale rimane: può davvero un algoritmo creare qualcosa di veramente nuovo ed emozionante?
Un recente sondaggio ha indagato proprio questo, intervistando oltre 500 professionisti del marketing per capire come stavano usando questi strumenti basati sull’AI e cosa ne pensavano. I risultati sono stati sorprendenti, e in gran parte deludenti.
La maggior parte dei rispondenti – circa il 91% – ammette di utilizzare l’AI per vari compiti: generare idee, scrivere testi, creare immagini… ma la grande sorpresa è stata che nessuno credeva all’AI una vera creatività. Oltre l’80% concordava sul fatto che l’AI può solo generare contenuti basandosi su dati già esistenti. È come un artista che copia i capolavori di altri, senza aggiungere nulla di proprio.
Si tratta di un problema fondamentale: l’AI non ha una vera comprensione del mondo o delle emozioni umane. Non sa cosa rende qualcosa “bello” o “efficace”. Si limita a riconoscere schemi e a ripetere ciò che ha imparato dai dati. Il 78% dei rispondenti lo definiva “prevedibile”, “ripetitivo” o addirittura privo di “anima”.
Ci sono diverse ragioni per questa diffidenza. Innanzitutto, l’AI opera con algoritmi matematici. In secondo luogo, la creatività umana si basa su un processo cognitivo molto complesso, che coinvolge intuizione e associazione libera – cose che l’AI non ha. E infine, la creatività pubblicitaria spesso nasce dall’osservazione dell’umano: dalla sua comprensione delle aspirazioni, dei desideri… L’AI può analizzare i dati comportamentali, ma non comprende il perché le persone fanno ciò che fanno.
Il sondaggio ha anche rivelato un legame interessante tra l’esperienza professionale e la fiducia nell’AI. I professionisti più esperti erano meno propensi a vedere l’AI come una soluzione magica per tutti i problemi creativi. Preferivano usarla come uno strumento di supporto, automatizzando compiti ripetitivi e liberando tempo per attività più strategiche.
Queste scoperte hanno importanti implicazioni per le agenzie pubblicitarie e i professionisti del marketing. L’AI non può sostituire la creatività umana nel suo complesso, ma può essere un potente strumento complementare se utilizzato correttamente. Le agenzie dovrebbero concentrarsi sull’utilizzo dell’AI per automatizzare compiti ripetitivi ed ottimizzare le campagne esistenti, ma devono anche preservare il ruolo dei propri team creativi come fonte di ispirazione e originalità.
Guardando al futuro, è probabile che l’AI continui a svolgere un ruolo sempre più importante nel marketing, ma il suo successo dipenderà dalla nostra capacità di usarla in modo complementare al pensiero creativo umano. Potremmo assistere a una “collaborazione creativa” tra uomo e macchina, in cui l’AI fornisce dati e analisi, mentre i professionisti del marketing forniscono intuizione ed empatia.
Ma è importante affrontare anche le preoccupazioni etiche: la privacy dei dati, il bias algoritmico… L’utilizzo dell’AI nel marketing deve essere responsabile ed eticamente consapevole.
In conclusione, l’intelligenza artificiale offre vantaggi significativi per il marketing, ma la sua capacità di replicare la vera creatività pubblicitaria rimane limitata. La chiave del successo risiede nell’armonizzazione tra le capacità computazionali dell’AI e l’intuizione umana – la capacità di connettersi con gli altri su un livello emotivo profondo.